giovedì 26 dicembre 2013

Buongiorno carissimi
Viviamo in un momento di viva felicità che terminerà con la festa della befana.
I nostri occhi ed i nostri cuori sono pervasi e persuasi da questo momento "magico"
Magico?
Cosa c'è di magico: la festa? I dolci? l'aria che ci circonda di buonismo? L'allegria nelle nostre case?
C'è qualcuno che invece pensa che Gesù è venuto non solo per farci passare una "bella serata" in compagnia?
Certo, Gesù è  nato,  ed è  venuto tra noi per portare a termine un compito delicatissimo: morire in croce per pagare per il peccato; anche il tuo.
Si festeggia, per tradizione ovviamente, la nascita, la morte e la resurrezione.
Appuntamenti inderogabili per un cristiano......................ma basta questo per sentirsi a posto con la propria coscienza? Non credo.
Dico " non credo"  perché non ricordiamo, ad esempio, le sofferenze che ha patito durante la sua vita, il ministerio  di Gesù avversato dai Farisei, le moltissime parabole ed insegnamenti profusi durante i suoi spostamenti di villaggio in villaggio; spessissimo attorniato da gente solo interessata a trarne un vantaggio personale.
Chi ricorda tra noi il solo vero senso del suo offrirsi come esempio? Chi ricorda le parole di esortazione ad incontrare suo Padre per entrare nel regno dei cieli?
La nostra mente è solo interessata a festeggiare, a chiudere per alcuni giorni la porta dei problemi di tutti i giorni, rilassarsi e godere un periodo di vacanza in assoluto relax.
Caro amico Gesù è venuto non per visitare questo mondo e dare un saggio della Sua potenza. Gesù è venuto per cercare chi era perduto.
                                                                         Chi è il perduto?
Il perduto è colui che nella sua vita vive una  vita senza aver accettato Gesù nella sua vita e senza riconoscerlo come Signore e Salvatore.
Il perduto, se sei in questa condizione, mi spiace dirlo, sei tu.
Pensi sia arrogante questo pensiero? Pensi che basti solo "pensare" che c'è un Dio da qualche parte?
NO..... la bibbia dice chiaramente in Giovanni 3/16 Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo unigenito Figliuolo affinché chi crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna.
Il versetto è chiaro e dice: "CREDERE"........non "PENSARE".
La parola "CHIUNQUE" include ogni persona sotto il cielo e fra queste ci sei anche TU.
Prova a sostituire la parola "chiunque" con il "tuo nome" e vedrai come questo versetto si personalizza; parlerà al tuo cuore.
Qualunque sia la tua vicissitudine di vita Gesù dice ancora in  Matteo 11/28: venite a me voi tutti che siete aggravati e travagliati ed io vi darò riposo.

Il riposo che Gesù ti offre è quello di entrare nel paradiso.
Anche qui c'è un termine "VENITE".........indica una azione................andare incontro a Lui.
Come vedi non è soltanto "ricordare" ma indica una azione da compiere.
Gesù ti sta chiamando e dice ancora nella lettera di Paolo ai   Romani 10:9 "perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato"
Come vedi sei solo tu che puoi cambiare la tua vita; con Gesù oppure senza Gesù.

In attesa di un tuo interesse  usa questo blog per contattarmi.
Un abbraccio
Antonio












sabato 23 novembre 2013

"Guardati bene dal volgerti all'iniquità, tu che sembri preferirla all'afflizione"
Giobbe 36:21






Ci sono momenti nei quali tutto sembra essersi voltato contro di noi; momenti nei quali la sensazione di essere stati abbandonati non è una sensazione bensì una certezza; momenti nei quali sale nel nostro cuore un timido pensiero che cerca di incoraggiarci e che ci dice che non meritiamo tutta questa sofferenza, tutta questa angoscia.

Si è vero, riconosciamo di non essere sempre dei campioni di fedeltà a Dio; e che non sempre abbiamo agito secondo giustizia; ma ciò che ci accade è troppo e non lo meritiamo.

Queste poche righe non le rivolgo  solo all'uomo incredulo, le rivolgo soprattutto ai credenti, a coloro che hanno messo la propria vita nelle Sue mani.
Che orrore sapere che un uomo di Dio commette il peccato volontariamente e piano piano si allontana dalla sua fonte di benedizione.
Che orrore quando si ammanta con una maschera di perbenismo,  sempre pronto alla denigrazione altrui pur di apparire, verso gli altri, come una vittima ma che in realtà desidera essere visto come un credente "santo ed immacolato".

In quei momenti il nostro cuore può diventare fertile al peccato; alla ribellione a Dio; al rifiuto della sua Parola; e questo, se accadrà, ci porterà lontano......lontano da Colui che invece conta ogni nostra lacrima e pesa la nostra fedeltà a Lui, nonostante l'incapacità di trovare una sola ragione valida a ciò che ci accade.

Chissà se queste poche parole le leggi come un ennesimo attacco alla tua "vita cristiana" ammantata di giustizia ...oppure ti portano seriamente a riflettere che forse anche tu hai delle colpe. Ti chiedo scusa se faccio questa affermazione ma è dovuta: "Se pensi di non avere colpe allora fai bugiardo il Signore".

Lui è l'unico che ha pagato senza avere colpe. Questo vuol dire che se persisti in questo atteggiamento "pseudo cristiano" sei veramente fuoristrada.
Certo, soffocare la voce della coscienza è facile...........ma il rimorso non lo si può cancellare.
Fedeltà e determinazione a non abbandonare la vie di Dio, che troveranno la piena e benedetta approvazione di Colui che attraverso quei percorsi incomprensibili sta facendo di noi degli uomini e delle donne graditi a Lui.

Un augurio di buona giornata da Antonio.

martedì 12 marzo 2013

Mi ami tu?


 Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità.

Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo.


(1 Giovanni 3:18 - 1 Giovanni 4:19)

"Mi ami tu?" è la domanda rivolta da Gesù a Pietro, dopo che questi l'ha rinnegato (Giovanni 21:15). Domanda decisiva, che interroga ciascuno di noi, con la quale Gesù vuole infrangere il muro del peccato che ci separa da Dio, e farci trovare o ritrovare l'amore del Padre.

Questa domanda Gesù ce la pone all'inizio della nostra vita cristiana. Ce la rivolge anche se ci siamo allontanati da Lui. In effetti, ce la fa ogni giorno. "Mi ami ancora oggi, mi ami al di sopra di ogni altra cosa?" Il Signore aspetta da noi un cuore ardente di affetto, senza calcolo.
Quando tutto va bene, forse è facile amare Gesù. Ma che ne è quando sopraggiungono i problemi? Il nostro amore per Gesù rimane intatto? Un cristiano che era stato imprigionato per aver diffuso la Bibbia poteva dire: "Valeva la pena di soffrire in prigione, perché altri potessero incontrare Gesù". Quel credente non considerava il suo personale interesse. Pensava al bene spirituale del suo prossimo che, anche lui, aveva bisogno di Dio. Uno che ama Gesù cerca, come
lui, il bene degli altri.

Gesù aspetta da parte nostra non una semplice parola, ma un'azione, un impegno costante per Lui. Credenti, che cosa ne facciamo del nostro tempo, del nostro denaro, della nostra vita? Come mettiamo in pratica la nostra fede? Il nostro amore per il Signore si manifesta innanzi tutto con l'obbedienza alla sua Parola (Giov. 14:15,23). Attinge la sua intensità nell'amore del Signore Gesù per noi.

Il cammino cristiano

venerdì 22 febbraio 2013

                                                             Credente (?)
C’è un passo nella scrittura in Luca 6/35 che pare essere in contrasto con la vita che viviamo…”……..poichè Egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi”.
Letto cosi, senza approfondirne il significato, sembra quasi avvallare, premiare, giustificare chi si comporta in modo malvagio ed assume un atteggiamento manifestamente ingrato.
Ma cos’è l’ingratitudine se non….l’irriconoscenza di un beneficio ricevuto?
Qualcuno ha scritto: L'ingratitudine è la mano sinistra dell'egoismo, perché la destra è l'avidità

Quanta ingratitudine ha dovuto sopportare Gesù, Lui che era venuto in completa ubbidienza al Padre per offrire se stesso sulla croce.
Quanta ingratitudine Gesù ha dovuto subìre durante il suo ministerio; Lui che parlava, predicava, dispensava miracoli, guarigioni verso il suo popolo…………per poi sentire il suo popolo urlare a gran voce…”crocifiggilo, crocifiggilo”.

L’ingratitudine non è sparita ma è ancora ben presente e radicata nella vita di ognuno e con vero dispiacere devo ammettere che è presente anche nella vita dei credenti.
Prima di inoltrarmi in una riflessione riguardo a questo aggiungo che non intendo offendere nessuno e che non vi è alcun riferimento a persone specifiche.
Tanti possono frequentare una chiesa
(magari per comodità o nascondersi tra la folla di credenti), pregare (?), leggere la Bibbia e conoscere la teologia (?)… ma questo può ancora non fare di noi dei cristiani veri. Si può andare decorosamente vestiti, avere un buon matrimonio, una buona famiglia e un lavoro onesto e questo ancora potrebbe non fare di noi dei cristiani veri.
Si può persino parlare in lingue e profetizzare e compiere miracoli, dice l’apostolo Paolo, e ancora non essere nulla (I Cor. 13).
Da che cosa dunque riconosceremo dei veri cristiani, anche mai visti? I veri cristiani sanno o quantomeno dovrebbero sapere di:
1. Perdonare le offese più gravi (Matt. 5:39, Atti 7:60) (invece c’è chi tiene un registro delle offese e di tanto in tanto in qualche occasione ne rispolvera qualcuna ………)
2. Sopportare l’irriconoscenza (Luca 6:35)
3. Vincere il male con il bene (Rom. 12:21) (molte volte si preferisce mettere in atto il famoso “occhio per occhio, dente per dente)
4. Umiliarsi e dare la gloria al Signore (Giov. 3:30; Gal. 2:20) (c’è sempre qualcun altro che hacolpa e ovviamentela gloria va solo a se stesso)
5. Amare i nemici (Matt. 5:44) (molte volte si applica il “disprezzo……………gratuito per altro)
6. Soccorrere gli sconosciuti (Luca 10:33) (se si sta a casa a volte è meglio)
7. Accettare di essere derubati (Ebrei 10:34) (anche se qui il concetto è molto più alto il credente usa la carta della denuncia alle Autorità piuttosto che……)
8. Rallegrarsi nelle prove (Giacomo 1:2) (siamo sempre pronti a incolpare Dio per questo perché gli “altri” meritano di più ovviamente)
9. Rallegrarsi nelle persecuzioni (Matteo 5:11,12) (…..qui ho difficoltà a dire qualcosa…)
10. Dare la vita per i fratelli (I Giov. 3:16) (a volte i “fratelli” vengono preferiti ad altri soggetti ai quali fa piacere dare la nostra “vita” ed i nostri “interessi”)
Tutte queste cose, Gesù le ha fatte prima di insegnarle a noi ma noi non ci teniamo a praticarle se non con il nostro “metro personale”.

L’ingratitudine a volte ci porta a mettere in atto il contrario dei punti sopra descritti (prova per un attimo a formularli in senso negativo magari ci riconosciamo).

L’ingratitudine ha tante facce; si palesa sia nelle grandi sia nelle piccole cose. Quando siamo nella necessità di ottenere qualcosa ed abbiamo bisogno che qualcuno ci stenda la mano, che ci aiuti etc, assumiamo un atteggiamento bonario, esprimiamo fiducia e desideriamo ricambiare……….. ma appena riceviamo quello di cui avevamo bisogno come per magia dimentichiamo i buoni propositi e voltiamo le spalle sparendo all’orizzonte (questo sia nella vita di tutti i giorni sia come credenti nella chiesa).
Siamo certi di essere dei buoni credenti? Gesù avrebbe potuto, dinanzi all’ingratitudine, mollare tutto e lasciarci nella condizione in cui deliberatamente ci siamo messi cioè quella del peccato che ha come conseguenza la non presenza di Dio.
                                              
                                              Termino con una riflessione:
Sei sicuro di non aver tralasciato di ringraziare Gesù per come ti ha tratto fuori dal peccato donando se stesso anche per te? Sei sicuro di non aver tralasciato un tuo fratello in Cristo che ti ha teso una mano in un momento in cui il suo aiuto poteva risolvere un tuo problema? (che poi se ci pensi bene è proprio il Signore che te l’ha posto davanti……)
Se il tuo fratello è un problema; se è così allora vuol dire che sei un bugiardo! Si un bugiardo.
                              Non sono io a dirlo ma la scrittura quando dice:
 «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. 1Giovanni 4:20
                                         
                                                Cosa dire? Cosa pensare?
Di certo sono parole dure, che scatenano risentimenti etc ma alla fine dobbiamo prenderci in giro da soli oppure siamo chiamati ad esaminarci?
Se crediamo di essere a posto io credo che pecchiamo di egoismo, se invece diamo ascolto alla nostra coscienza allora vuol dire che lo Spirito Santo ci sta parlando.

Mi viene in mente uno slogan di qualche anno fa di un noto personaggio che nel promuovere una birra diceva:
                                            Meditate gente, meditate.
Io mi sento di dire in tutta coscienza:
                                        Meditiamo fratelli, meditiamo.
Auguro a tutti i lettori una buona giornata vostro nel Signore
Antonio

lunedì 21 gennaio 2013

La salvezza: per opere o per grazia?


Il cammino Cristiano
È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere, affinché nessuno se ne vanti. (Efesini 2:8)


Abbiamo sempre la tendenza a distoglierci dalla grazia che Dio ci propone. Strano atteggiamento, perché accettandola non abbiamo nulla da perdere e tutto da guadagnare. In realtà è l'orgoglio che porta a respingere la grazia; accettare quest'ultima sottintende che riconosciamo di essere dei peccatori perduti.
Chi è ammaestrato dalla Parola di Dio scopre tutta la propria nudità morale e riconosce la propria colpevolezza. Non soltanto questo, però! Impara anche che la grazia e la verità sono venute verso di lui nella persona di Gesù Cristo.

Dio, spinto dal suo amore, ha mandato il suo Figlio verso gli uomini perché fosse il loro Salvatore. La salvezza che offre è assolutamente completa. Dio è perfetto, e non sarebbe soddisfatto se quelli che Egli salva non fossero resi perfetti. Se abbiamo colto qualche cosa delle ricchezze della sua grazia ricevendo una così grande salvezza, non cerchiamo più di migliorare il nostro "io" incorreggibile che è stato crocifisso con Cristo alla croce.

Voler aggiungere a questa salvezza qualche merito, con degli obblighi, delle regole e dei precetti, equivarrebbe a mancare di fede e a misconoscere Dio. Il vecchio "io" egoista e pretenzioso ci è presentato, nella Bibbia, come crocifisso e sepolto con Cristo.
Accettiamo questa dichiarazione della Scrittura e, credendo al Vangelo, lasciamo questo vecchio "io" nella morte per vivere pienamente la vita nuova, coscienti della nostra relazione filiale con Dio, che ci ama.







Una giusta ed armoniosa relazione col Signore non comincia mai col fare qualche cosa, ma col credere in qualcuno e in qualcosa che è già stato fatto. Infatti, da Cristo in poi, la vita e la salvezza sono contenute in una notizia da accogliere nel cuore. La salvezza è un annuncio, è qualcosa da conoscere, ed è proprio il Vangelo che ci fa conoscere la meravigliosa notizia che non c'è più condanna per qualsiasi peccatore che si ravvede e crede nel Signore Gesù!
Gesù stesso ha sintetizzato la vita eterna con queste parole: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo" (Giovanni 17:3).
Il Signore ci annuncia nelle Scritture che Egli stesso ha fatto la pace con noi peccatori rimuovendo il peccato. Questo, Egli lo ha fatto di Sua iniziativa, senza coinvolgerci nell'azione. Ora, ci offre la pace, il perdono e la salvezza alla sola condizione che noi l'accettiamo. Infatti, il nocciolo del Vangelo è un invito a riconoscere la nostra condizione di peccatori davanti a Dio, e a riconciliarci con Lui mediante il sacrificio del Suo Figlio. Paolo infatti scrive: "E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo dì Cristo... Infatti Dio riconciliava con sé il mondo per mezzo di Cristo non imputando agli uomini le loro colpe" (2 Corinzi 5:18-19).
Questo ha fatto il Signore, e ce lo fa sapere perché approfittiamo di questo Suo grande amore ed entriamo per fede in questa salvezza gratuita. Ma l'apostolo prosegue il suo messaggio indicando la nostra parte nel problema: "Vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio" (2 Corinzi 5:20). Cioè, come Dio si è riconciliato con voi, facendone pagare il caro prezzo al Suo Figlio, ora voi, riconciliatevi con Lui, col vostro cuore, umiliandovi, riconoscendo la vostra malvagità e corruzione, ma ponendo fede in ciò che Egli ha detto, e cioè che chi crede in Lui, non è più condannato, ma ha la vita eterna, perché così ha voluto il Signore.
Ecco perché tutto è contenuto nel messaggio del Vangelo, perché esso è la grande notizia della salvezza gratuita per ciascuno di noi, notizia di cui tutti gli uomini hanno diritto di venire a conoscenza. Gesù parlando della salvezza che era venuto a portare disse: "Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Giovanni 8:31-32).



È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti; infatti siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo. (epistola di Paolo agli Efesini 2:8-10)
A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? (epistola di Giacomo 2:14)


Non c'è alcuna contraddizione tra le parole dell'apostolo Paolo e quelle di Giacomo. Il primo ha in vista la salvezza nella sua radice, il secondo nei suoi frutti. Paolo spiega che la fede è l'opera di Dio che produce una vita nuova; Giacomo spiega che le opere sono una prova dell'esistenza di questa nuova vita.
Si può abusare della fede tanto quanto delle opere: facendo della fede un guanciale di sicurezza, e delle opere "meritevoli" un falso appoggio. Giacomo combatte la prima di queste tendenze e Paolo la seconda.

Entrambi gli insegnamenti sono necessari. Occorre anche in ogni credente ci siano l'uno e l'altro, a seconda della vita distorta che siamo tentati d'imboccare. Se ci capita di guardare con compiacimento a quello che abbiamo fatto e di gloriarci delle nostre opere, o di confidare in qualche misura nella nostra religiosità, Paolo ci ricorda che "l'uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere della legge" (Romani 3:28).
E se ci capita di fare appello ai meriti di Cristo passivamente, con un atteggiamento ozioso e sterile, sarà Giacomo a ripeterci: "vedete che l'uomo è giustificato per opere e non per fede soltanto" (Giacomo 2:24).

Così abbiamo i due insegnamenti per controllare e dirigere la nostra vita cristiana. Paolo e Giacomo, lungi dal contraddirsi, si completano. Ascoltiamoli tutti e due insieme.




Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. (Giovanni 4:23)

La maggior parte delle religioni consiste in cerimonie e opere che bisogna obbligatoriamente compiere per piacere all'Essere supremo e per soddisfare la sua giustizia. È per questo che i pagani portavano, e portano ancora oggi, delle offerte ai loro idoli per renderseli favorevoli alle loro richieste. Ma non è per tali ragioni o interessi che noi cristiani rendiamo un culto a Dio Padre e al Suo Figlio Gesù Cristo.

Non Lo adoriamo per essere salvati, liberati o protetti, ma perché L'amiamo. Noi uomini non possiamo fare nulla per la nostra salvezza. La nostra natura in Adamo non è in grado né di amare Dio, né di piacerGli. È Lui che ha fatto tutto, donandoci Suo Figlio Gesù, il salvatore! Il culto che offriamo a Dio è semplicemente l'espressione della nostra riconoscenza e obbedienza, l'occasione di ringraziare e di celebrare la Sua grandezza e il Suo amore per noi.
Insistiamo su questa differenza fondamentale fra il vero culto e ciò che si intende generalmente per religione. L'uomo vuol fare e portare qualcosa, e pensa che Dio ne terrà conto perdonandolo e occupandosi di lui. Ma bisogna ben capire che Dio è Colui che per primo ci ha donato grazia (cfr. Romani 5:8), e a noi tocca renderGli grazie per ciò che Lui è, e per ciò che ha fatto per noi. Il nostro amore, che esprimiamo attraverso la lode e l'adorazione, è una risposta al Suo amore. Come dice 1 Giovanni 4:19: "Noi l'amiamo perché Egli ci ha amato per primo".

L'amore, naturalmente, deve anche esprimersi nell'ubbidienza a Dio e nel nostro modo di vivere e di agire ogni giorno della nostra vita, altrimenti la nostra fede è morta (vedi Giacomo 2:17 e seguenti). Dio vuole da noi TUTTO il nostro cuore: "Figliuol mio, dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie" (Prov. 23:26).

La vera fede è una fede operante: non semplicemente credere, ma agire di conseguenza; così come non basta credere che Dio esista, ma bisogna riconoscersi peccatori, rivolgersi al Signore e accettare in dono la salvezza, la giustificazione, che si riceve solo per fede in Cristo Gesù (Galati 2:16).

"Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità" (2 Timoteo 1:9).


                                                                                                                                 Il cammino Cristiano